Prima di tutto, se possibile, dedichiamo più di un giorno alla visita per assaporarne tutte le sfumature, tra cui dieci sedi e oltre venti mostreconferenze, workshop, visite guidate e molto altro ancora. Senza dimenticare le proposte del CIRCUITO OFF.
Noi possiamo suggerirvi alcuni consigli per visitare il Festival, ma solo voi potete scoprire e creare itinerari di visita originali e unici, in base ai vostri interessi. Portate con voi la macchina fotografica o lo smartphone per non rimanere a corto di idee creative.
Il monumentale Chiostri di San Pietro è il fulcro del Festival, che quest’anno presenta la storica mostra dedicata a Marie Ellen Mark (Mary Ellen Mark: La vita delle donnea cura di Anne Morin), che ha prodotto saggi fotografici vividi e innovativi che esplorano la realtà delle persone, in particolare delle donne, in situazioni complesse, abbracciando la loro umanità e dando ai suoi soggetti una voce significativa.
Questa sede ospita anche mostre di Nicolas Lo Calzocon il suo progetto Binidittuuna riflessione sulla condizione dei migranti attraverso la figura di san Benedetto il Moro, il primo santo nero della storia moderna, e attraverso Hoda Afcharche rivela l’Iran in Parlare del ventofotografando il vento, le tradizioni e le credenze, formando così una traccia visibile dell’invisibile.
E la mostra di Carmen Winant, Fuoco sul mondocosì come quello del fotografo giapponese Seiichi Furuyache, in Primo viaggio a Bologna 1978 / Ultimo viaggio a Venezia 1985 racconta il primo e l’ultimo viaggio che lui e l’allora moglie Christine Gössler hanno fatto.
Ci sono poi i progetti di Ken Grant (Benny Profano) e Guanyu Xu (in Casa temporaneamente censurata trasforma lo spazio domestico conservatore della sua infanzia in una scena di rivendicazione queer). Chloé Jafé in ti do la mia vita racconta la storia delle donne della Yakuza (la mafia giapponese); Jonas Bendiksen con Il libro di Veles dimostra che la disinformazione visiva può fuorviare anche i professionisti dei media, mentre Alexis Cordesse in Talashi affronta la guerra civile siriana attraverso le foto personali scattate dagli esuli.
Prossima fermata: Palazzo Mosto, Portada Jitka Hanzlová. La nuova produzione del fotografo ceco Fotografia Europea è un progetto che mostra la resilienza degli adolescenti in un momento di transizione, a metà strada tra il passato e il futuro (ovvero la porta del titolo). A Galleria Santa Maria i progetti dei vincitori dell’Open Call di quest’anno (Simona Ghizzoni, Gloria Oyarzabal e Maxime Riché) sono in mostra.